“Doculibro”, C&F éditions

Marzo 31st, 2010

Le edizioni C&F pubblicano un “doculibro” – ovvero un documento in forma di libro e dvd – consacrato al primo Forum mondiale sulle scienze e la democrazia svoltosi a Belem, nell’Amazzonia brasiliana, nel gennaio del 2009. Per la prima volta 300 persone hanno riflettuto sul ruolo che le scienze e le tecniche svolgono nel mondo contemporaneo, interrogando il funzionamento delle istituzioni scientifiche (finanziamento, politica scientifica, modi di produzione della conoscenza) in rapporto ai movimenti sociali. Il “doculibro” costituisce la memoria di questo avvenimento fondante, con tre reportage e una raccolta di testi risultanti dalla conferenza.

Fabrizio M. Rossi


http://cfeditions.com/sciences-et-democratie/

http://www.polylogue.org/commentaires.php?id=184_0_1_0_C

Flaiano (2)

Marzo 14th, 2010

Ennio Flaiano, Pescara 1910 – Roma 1972
«La situazione politica in Italia è grave ma non è seria.»

Non è seria, no, ma è senz’altro grave.

Orwelliana (1)

Marzo 8th, 2010

«Who controls the past controls the future.

Who controls the present controls the past.»
George Orwell

Buon compleanno, Flaiano (1)

Marzo 5th, 2010

Ennio Flaiano, Pescara 1910 – Roma 1972
«Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione.»

Alla fine le due cose coincidono.

La comunicazione (grafica e non solo) delle istituzioni sulla salute

Marzo 4th, 2010

Intervista a Fabrizio M. Rossi*

pubblicata su “Colloquia” 04/09, mensile edito da Il pensiero scientifico, Roma

Quanto è importante, e perché, una comunicazione efficace sulla salute?
La comunicazione delle istituzioni sulla salute rientra a pieno titolo in quella che è stata definita “comunicazione di pubblica utilità”. Ricevere informazioni esatte, complete e percorribili su ogni attività e servizio delle istituzioni o su importanti temi di interesse pubblico è un diritto fondamentale di ogni cittadino, sancito dalla legge; se riusciamo ad intendere lo Stato e le sue istituzioni come espressione partecipata di una comunità d’individui abbiamo il diritto di pretendere una comunicazione che non sia mera notifica né tantomeno propaganda. È evidente che, in un àmbito così delicato come la salute, tutto ciò sia imprescindibile e cruciale.
Per ragioni storiche tanto complesse quanto precise l’Italia non può certo ritenersi all’avanguardia mondiale nella comunicazione istituzionale. Il rapporto tra cittadino italiano e amministrazione pubblica è a dir poco controverso e il più delle volte improntato a reciproca diffidenza: è inevitabile che la comunicazione istituzionale rifletta tutto questo. Sebbene non si sia ancora giunti ad un livello accettabile, è tuttavia innegabile che su questo tema qualche passo avanti, dal secondo dopoguerra ad oggi, sia stato compiuto. Penso a quelle azioni legislative riformatrici che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, hanno via via obbligato le istituzioni, prima locali e poi centrali, ad assumere un atteggiamento di dialogo nei confronti del cittadino e, conseguentemente, a comunicare di più e meglio. Non è molto, se paragonato con altre realtà europee, ma è pur qualcosa per un Paese come il nostro abituato, in un passato non troppo remoto e con persistenze non ancora sopìte, all’arroganza e all’inefficienza delle istituzioni, perfettamente riflessa dalla loro comunicazione: esoterica, occasionale o inesistente.
Qualcosa a un certo punto successe, come dicevo, e coincise con l’inizio della comunicazione di pubblica utilità, come proprio allora fu definita. Venendo all’àmbito che professionalmente mi riguarda, furono gli anni in cui i progettisti grafici italiani – in linea con analoghi movimenti europei – diedero inizio ad una riflessione sul proprio ruolo e sulla propria responsabilità in una società ormai profondamente cambiata: si cominciava a ragionare sulla ‘grafica utile’, ossia la grafica ‘altra’ rispetto alla comunicazione persuasiva, la grafica al servizio dei cittadini, attenta alle relazioni tra individuo e istituzioni, tra comunità e territorio, tra gli individui stessi. Furono gli anni in cui i progettisti grafici ebbero modo d’intervenire come protagonisti nella comunicazione dando forma visiva all’informazione istituzionale rivolta ai cittadini.
Volendo assumere alcuni avvenimenti come rappresentativi di questo movimento di pensiero e progettuale in Italia indicherei l’inizio delle esercitazioni di progettazione svolte da Albe Steiner all’Isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Urbino, alla fine degli anni Sessanta; la “Biennale della grafica di pubblica utilità”, tenutasi a Cattolica nel 1984; la redazione della Carta del progetto grafico da parte dell’Aiap (associazione dei progettisti grafici italiani) e di altre realtà professionali e universitarie, nel 1989, e del Codice di etica deontologica e condotta professionale, elaborato sempre dall’Aiap, nel 1993. L’attività professionale e didattica di Steiner contribuì a diffondere in Italia un modello di progettazione grafica attento alle esigenze sociali; la mostra di Cattolica fu un’importante occasione di confronto dei risultati ottenuti fino a quel momento dalla ‘grafica utile’; i due documenti citati, infine, presero coscienza del nuovo ruolo strategico del progettista grafico nel sistema della comunicazione, dichiarandosi apertamente a sostegno di una maggiore consapevolezza e responsabilità della progettazione grafica nei confronti dell’impatto sociale, culturale e ambientale.

Qualche esempio di comunicazione riuscita o mancata?
Tra gli esempi più interessanti di comunicazione di pubblica utilità italiana in quegli anni citerei il caso della città di Pesaro [figg. 1-6], esemplare per la continuità nel tempo e per l’estensione della progettazione grafica ad un ampio arco di attività istituzionali, dalla salute alla cultura, dallo sport alle scienze naturali. Un caso, questo, che si avvicina all’idea radicata in altre democrazie dell’Europa continentale, in generale attente più alla comunicazione finalizzata alla qualità della vita quotidiana che alle sue forme spettacolari e occasionali.

A contraltare dell’esempio di Pesaro sarebbe impietoso elencare la quantità impressionante di casi italiani di comunicazione di pubblica utilità mancata, malfatta o travisata nel tempo; preferisco istituire un rapido confronto tra uno dei migliori risultati italiani e l’analoga realtà europea di quegli anni. Il caso olandese è emblematico; nel secondo dopoguerra prende avvio in Olanda un’intensa attività di progettazione grafica al servizio delle istituzioni. Gli esempi sono numerosissimi ma fra tutti citerò il sistema di identità visiva del Ministero del benessere, della salute e della cultura [fig. 7] e quello delle Poste [figg. 8-12]; queste ultime si diedero un’identità visiva istituzionale coerente (carattere tipografico, grafica per i francobolli, per i formulari e per la pubblicità, progetto dell’arredo degli uffici, delle cassette postali e degli edifici) a partire dal lontano 1920, quando il loro segretario generale, Jean-François Van Royen, iniziò a lavorare in questa direzione rivolgendosi alle correnti più rappresentative delle arti visive di allora.

Vorrei proseguire con tre campagne di comunicazione inglesi ed una francese sull’Aids risalenti alla fine degli anni Ottanta, dall’impostazione progettuale molto diversa. Le prime due [figg. 13-14] si basano sull’effetto provocato dalla crudezza delle immagini, sebbene la seconda sia accompagnata da un testo esplicativo; la terza [figg. 15-16], invece, rinuncia all’uso di fotografie e fornisce un’informazione più specifica. La campagna di prevenzione sviluppata in Francia [fig. 17] ha un tono della comunicazione molto diverso: vuole evidentemente evitare di suscitare panico, suggerendo invece l’idea di una malattia evitabile se affrontata con responsabilità.

Concludo questo breve panorama con una campagna di educazione sull’igiene orale, sviluppata in seguito ad un’indagine epidemiologica che indicava la carie come un autentico flagello nei bambini di un dipartimento francese. La campagna di comunicazione venne realizzata per adattarsi ai programmi d’insegnamento delle scuole elementari, con particolare attenzione all’età dei bambini e tenendo conto delle loro diversità etniche e culturali [figg. 18-19]; materiali specifici furono approntati per gli insegnanti delle scuole sia come documentazione personale sia per svolgere attività condivise con i piccoli studenti [figg. 20-21]. Un caso, questo, di comunicazione sulla salute che si fa progetto educativo a lungo termine.

Le campagne di comunicazione istituzionali sulla salute (in Italia, dagli antibiotici alla pandemia) servono? Quale il rapporto costo-efficacia?
Non posso pronunciarmi sul rapporto fra costi e benefici delle campagne istituzionali sulla salute in Italia; credo che ogni caso andrebbe esaminato singolarmente e con molta attenzione. Quanto alla recente comunicazione sulla pandemia d’influenza ho l’impressione, come cittadino e come progettista della comunicazione visiva, che si sia trattato di un colossale pasticcio non privo di aspetti oscuri: una brutta storia, insomma. Posso aggiungere che dal periodo di cui ho parlato prima ad oggi molte cose sono cambiate. La comunicazione, visiva e non, si è fatta sempre più pervadente, sia in termini di quantità sia come ‘soglia d’impatto’: un’immagine cruda come quella della prima campagna inglese sull’Aids che ho citato non avrebbe oggi più alcuna efficacia, se mai l’ebbe allora, perché siamo saturi di immagini violente ed è sempre più difficile farsi strada nel rumore di fondo incessante della comunicazione. Insistere su questo tasto significa aderire ad un’idea di comunicazione spettacolare ed occasionale, come dicevo; al di là della violenza, che spesso mette soltanto in mostra il creativo di turno, credo che sia da rifiutare proprio la spettacolarità e l’occasionalità e lavorare sulla qualità della vita quotidiana, di cui sentiamo sempre più il bisogno. In sintesi, credo che l’unica comunicazione socialmente utile sia, al fondo, informazione per gli adulti ed educazione per i più piccoli; c’è altro per divertirsi, per provare brividi, per costruire un immaginario. Soprattutto credo che sia sempre più da ribadire la distanza irrinunciabile fra informazione e propaganda.

Con quali strumenti ed obiettivi le arti grafiche possono mettersi al servizio della comunicazione sulla salute?
Un progettista grafico dà forma visibile alle idee – ai contenuti – usando come strumenti testi e immagini, ma non solo: il nostro mestiere è anche strutturare i contenuti articolandoli, organizzandoli e, infine, dando loro la forma visibile adeguata. Gli strumenti? Non siamo (soltanto) ‘quelli della pubblicità’, anzi: progettiamo libri, riviste, siti web, cd-rom, sistemi di segnaletica… Potremmo definirci metaforicamente come traduttori o come ambasciatori; l’importante è che i traduttori non siano traditori e che gli ambasciatori si rendano conto che possono recar pena. Penso che il nostro mestiere abbia un certo impatto sociale, ammesso che vi siano mestieri che non ne abbiano; senza sopravvalutarci, mi sento di dire che possiamo fare qualche danno e, nel caso della comunicazione sulla salute, gli esiti possono essere immediatamente tangibili. Possiamo però fare anche qualcosa di utile mettendo le nostre capacità al servizio di buoni contenuti. Il tempo della ‘grafica utile’ è tutt’altro che finito e in Italia non sono pochi gli esempi in questo senso; uno fra tutti, il progetto promosso a partire dal 2003 dal Comune di Venezia [fig. 22] che si concentra proprio sulla leggibilità della comunicazione pubblica; c’è da ricordare inoltre l’impegno incessante dell’Aiap a favore della ‘grafica utile’, come nel caso del recente terremoto in Abruzzo [http://www.aiap.it/documenti/11104/145].

Oggi è necessario comprendere che ogni azione di comunicazione (visiva, nel nostro caso) può essere utile o dannosa e che non basta realizzare una ‘pubblicità progresso’ ogni tanto per mettersi la coscienza a posto: meglio dedicarsi a progetti duraturi ed utili, con grande cura. Ne va della salute di tutti.

Fabrizio M. Rossi è progettista grafico, fotografo e studioso della storia della grafica. Ha iniziato la sua attività professionale nel 1985 come consulente della Fondazione A. Olivetti. Nel 1987 ha fondato lo studio grafico Ikona che tuttora dirige. Nel 2002 ha ultimato, su incarico del Consorzio Baicr (Biblioteche e Archivi degli Istituti Culturali di Roma) il progetto multimodale Novecento italiano. Documenti per la storia delle idee e della società. Suoi lavori sono stati selezionati ed esposti in varie rassegne internazionali, fra cui tre Biennali della grafica di Brno. È redattore della rivista “Progetto grafico”; tra le sue pubblicazioni in volume, Caratteri e comunicazione visiva, Giochi di carattere, le voci “Comunicazione visiva”, “Design industriale” e “Manifesto” nell’enciclopedia Le muse. Si occupa dal 1990 di formazione per la comunicazione visiva, insegnando in diverse scuole. Ha partecipato alla formulazione e allo svolgimento del Corso sperimentale di grafica editoriale nelle carceri (1995-1999). Dal 2006 al 2009 è stato consigliere nazionale dell’Aiap (Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva) e ne cura i progetti a favore dell’Abruzzo.

1 Campagna sui consultori familiari (manifesto), Comune di Pesaro. Design: M. Dolcini, 1978.
2 Campagna di prevenzione del diabete (manifesto), Comune di Pesaro. Design: M. Dolcini, 1977.
3 Incontri sulla radioattività (manifesto), Comune di Pesaro. Design: M. Dolcini, 1987.
4 Rossini opera festival (manifesto), Comune di Pesaro. Design: M. Dolcini, 1981.
5 Festa dello sport (manifesto), Comune di Pesaro. Design: M. Dolcini, 1979.
6 Serata di scienze naturali (manifesto), Comune di Pesaro. Design: M. Dolcini, 1983.
7 Campagna sull’introduzione dell’identità visiva del Ministero del benessere, della salute e della cultura olandese (manifesto). Design: W. Nikkels e SDU, s.d.
8 Pagina interna del Nederlandse Postzegels 1981 (annuario dei francobolli olandesi) con bozzetto (di S. Stolk) di francobollo per l’anno internazionale dei disabili, PTT. Design: A. Beeke e DEV, 1984.
9 Doppia pagina interna del Nederlandse Postzegels 1984 con bozzetto (di K. Martens) di francobolli sul Parlamento europeo, PTT. Design: J. Stoopman e DEV, 1986.
10 Applicazione del logo delle PTT su un edificio. Design: P. Mijksenaar e DEV, 1984.
11 Manuale operativo dell’identità delle PTT. Design: P. Mijksenaar e DEV, 1979.
12 Copertina dell’annuario dei francobolli, PTT. Design: J. Stoopman (Studio Dumbar) e DEV, 1986.
13 Campagna sull’Aids, Central Office of Information, Departement of Health and Social Security, UK. Design: TBWA, 1986.
14 Campagna stampa sull’Aids, Central Office of Information, Departement of Health and Social Security, UK. Design: TBWA, 1987.
15 Locandina informativa sull’Aids, Central Office of Information, Departement of Health and Social Security, UK. Design: TBWA, 1987.
16 Locandina informativa sull’Aids, Central Office of Information, Departement of Health and Social Security, UK. Design: TBWA, 1987.
17 Campagna sull’Aids, Ministero della salute e della famiglia, Comitato francese d’educazione sulla salute. Design: Créhalet-Foliot-Poussielgues, 1987.
18 Tavola di calendario per le scuole materne; campagna di educazione sull’igiene orale, Francia, Consiglio generale dip. Seine – Saint-Denis. S.a., 1985-1986.
19 Manifesto-metro da utilizzare in casa; campagna di educazione sull’igiene orale, Francia, Consiglio generale dip. Seine – Saint-Denis. S.a., 1986-1987.
20 Copertina e scheda di un calendario da costruire insieme con l’insegnante della scuola materna; campagna di educazione sull’igiene orale, Francia, Consiglio generale dip. Seine – Saint-Denis. S.a., 1987-1988.
21 Tavola di calendario per le scuole materne, campagna di educazione sull’igiene orale, Francia, Consiglio generale dip. Seine – Saint-Denis. S.a., 1986-1987.
[1-21: immagini tratte da Images d’utilité publique, Éditions du Centre Georges Pompidou. Parigi, 1988]
22 “Questione di leggibilità”, pubblicazione nell’àmbito del “Progetto leggibilità, Comune di Venezia. Design: Studio Tapiro, 2005.

Tra le parole, i caratteri e le cose

Febbraio 14th, 2010

Se esiste un brano letterario che abbia fornito spunti di riflessione e dibattito ai filosofi contemporanei è quello citato da Maurizio Ferraris in Borges tra le parole e le cose (“Il Sole 24 Ore” del 14/2/2010), tratto da L’idioma analitico di John Wilkins (1951), di Jorge Luís Borges. In esso si parla dell’“Emporio celeste di conoscimenti benevoli”, ovvero della “Enciclopedia Cinese”.

«Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all’Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s’agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.»

Come giustamente fa notare Ferraris, lo scrittore argentino addensa in questo brano «almeno tre vertigini»: una logica, una ontologica e una epistemologica. La prima: un catalogo che incorpora se stesso (“inclusi in questa classificazione”). La seconda: il“sublime matematico” kantiano che viene configurato da una tassonomia irraggiungibile (“innumerevoli” ed “eccetera”). La terza: l’accozzaglia di categorie disparate (“gli appartenenti all’Imperatore”, i “lattonzoli”, i “favolosi”…) che richiama alla memoria, secondo Ferraris, la critica di Kant alle categorie di Aristotele, accusate di procedere “rapsodicamente”, cioè a caso. Ferraris prosegue ricordando l’attenzione tributata da Michel Foucault, nel suo saggio Le Parole e le cose, alla “Enciclopedia Cinese” di Borges: il carattere paradossale del ‘catalogo’ di Borges ci interroga efficacemente sui nostri criteri di classificazione.

Le classificazioni dei caratteri tipografici meriterebbero urgentemente una riflessione approfondita; sebbene costituiscano tuttora un valido sostegno didattico e un discreto strumento di lavoro, esse sono sempre piú messe alle corde dalle mutate condizioni di produzione e di fruizione dei caratteri tipografici nell’epoca digitale. Le ‘chimere’ tipografiche (digitali e non) sfuggono alla tassonomia e ci impongono approcci diversi.

Fabrizio M. Rossi

Intervista a Fabrizio M. Rossi su “Colloquia”

Febbraio 13th, 2010

La rivista scientifica “Colloquia” (edita da Il pensiero scientifico) pubblica, nel suo numero in uscita in questi giorni, una intervista di Manuela Baroncini a Fabrizio M. Rossi dal titolo La comunicazione (grafica e non solo) delle istituzioni sulla salute. Nell’intervista viene affrontato il tema della ‘grafica utile’: la sua storia in Italia e all’estero, la sua attualità, l’impegno dell’AIAP in questa direzione.

Nei prossimi giorni l’intervista sarà pubblicata sul sito dell’AIAP.

Sul tema della comunicazione della salute segnaliamo l’articolo di Gilberto Corbellini, “Il medico e l’impaziente”, pubblicato a pagina 30 de “Il Sole 24 Ore” del 14 febbraio 2010, che recensisce il volume La comunicazione della salute. Un manuale, a cura della Fondazione Zoé, edito da Cortina, Milano, pp. 480, € 29,00.

“lemagliuscole”: tipografia da indossare

Gennaio 3rd, 2010

Il progetto

Il progetto di queste maglie nasce da una duplice idea: da un lato offrire un seriale e giocoso ‘abecedario’ – è il caso di dirlo – sulla storia della tipografia a chiunque ne sia incuriosito, con l’augurio di suscitarne l’interesse verso questa particolare disciplina; dall’altro, trovare un modo speciale per far ‘indossare i caratteri’ a coloro che di caratteri già si nutrono nei propri studi o mestieri.

La via scelta si trova tra la pura estetica e la pura didattica: non le esclude ma le coniuga in un oggetto che si può utilizzare a piú livelli.

Al breve testo dal taglio scherzoso sul davanti delle magliette si accompagna, nel cartellino, qualche nozione in più sull’argomento trattato.

Il nome “lemagliuscole” rende omaggio, in un gioco di assonanze e consonanze, alla prima forma di scrittura alfabetica della storia affidandole il compito di riassumerle tutte.

La prima serie de “lemagliuscole” è dedicata ad alcune tra le forme alfabetiche principali con una prima uscita proprio sul maiuscolo, a cui seguiranno il minuscolo ed i numeri. A questa serie di esordio farà seguito un’altra dedicata ad alcuni dei caratteri protagonisti della tipografia di ogni tempo.

I materiali

lemagliuscole” sono realizzate con cotone del commercio equosolidale. Sono state prodotte in Bangladesh da artigiani e cooperative indipendenti con il sostegno di Aarong, consorzio che fornisce servizi a piú di 30.000 lavoratori (85% donne), da anni inserito nel circuito equosolidale. Aarong nasce e opera come ramificazione commerciale di BRAC, un’organizzazione umanitaria impegnata nella riduzione della povertà e nel sostegno ai poveri e alle donne specialmente nelle aree rurali. Il cartellino è prodotto artigianalmente con carta Steinbeis ClassicWhite riciclata ed ecologica al 100%.

Modelli, colore, stampa e taglie

Unisex a manica corta, cotone 100%, colore nero, stampa serigrafica a 2 colori

taglie: S – M – L – XL

Donna a manica lunga, cotone 95% / elastic 5%, colore nero, stampa serigrafica a 2 colori

taglie: S – M – L – XL

Già uscite

Il maiuscolo

Prossime uscite in questa serie

Il minuscolo

I numeri

Un progetto di

Fabrizio M. Rossi & Claudia Damiani

studio Ikona

Per informazioni

info[at]ikona[dot]it

www.ikona.it

Racconti di informazione indipendente

Dicembre 10th, 2009

L’associazione di promozione sociale “Spazio etico” presenta una tavola rotonda dal titolo ‘Racconti d’informazione indipendente’. L’incontro, a cura di Claudia Damiani, avrà luogo il 12 dicembre 2009 alle ore 16 presso il Centro polifunzionale Enea di Roma, in via Boccea 530 (zona Casalotti).


L’incontro sarà occasione per gustare il sapore della vera informazione, ma anche quello dei prodotti equosolidali offerti da “Spazio etico” e dalla cooperativa “Equociquà” nell‘aperitivo che farà seguito alla tavola rotonda.

All’incontro parteciperà Fabrizio M. Rossi, che parlerà del ruolo dei mezzi di comunicazione nel terremoto de L‘Aquila e dunque anche delle iniziative dell’AIAP per l’Abruzzo.

Ti invitiamo a comunicare la tua presenza scrivendo un’e-mail all’indirizzo: info[at]spazioetico.it specificando nome e cognome o telefonando al numero 349-3920730.
Puoi trovare tutti i dettagli nella locandina allegata, mentre di seguito ci sono le indicazioni per raggiungere la sede dell’iniziativa:

– In auto. > Uscita 2 del G.R.A. (via di Boccea/via di Casalotti) direzione Casalotti
– Con i mezzi pubblici. > Prendere la Linea Metro A per 11 fermate. Scendere a Battistini e prendere la linea autobus 146 per 12 fermate.

Una recensione della mostra Sumi-e a Roma

Novembre 5th, 2009

A questo indirizzo trovate una recensione dettagliata della mostra “Sumi-e a Roma”:

http://mosciano-ettore.blogspot.com/2009/06/sumi-e-pittura-giapponese-ad-inchiostro.html