Archive for the ‘Epigrafia’ Category

Nascita dei caratteri tipografici senza grazie

venerdì, Novembre 1st, 2024

Gustavo Strafforello, La patria, geografia dell’Italia. Provincia di Roma. Unione Tipografico-Editrice, Torino, 1894.

Novità nella ristampa de Il nuovo Caratteri e comunicazione visiva

Tutti conosciamo caratteri come l’Helvetica, vero? È un carattere “senza grazie” o, se preferiamo, “lineare”. Bene, un progenitore dei caratteri tipografici senza grazie è il Two-Lines English Egyptian di William Caslon IV (ante 1817). E quell’iscrizione di epoca repubblicana romana (fine II sec. a. C.) che si intravede nell’immagine*, sulla parte sinistra della trabeazione del Tempio di Vesta di Tivoli, potrebbe essere una delle fonti dell’English Egyptian. Ne parla James Mosley in “Radici della scrittura moderna”, riprendendo precedenti studi; l’autore, decano degli studi sulla tipografia, descrive con chiarezza i complessi passaggi che portarono dai disegni dal vero di quell’iscrizione, fatti a Tivoli dall’architetto inglese John Dance (1763), alla nascita dei caratteri tipografici senza grazie: l’English Egyptian di Caslon, appunto. Nel suo studio Mosley affermava che tale iscrizione non fosse fotografabile senza notevolissime distorsioni prospettiche data l’ubicazione del Tempio, a strapiombo sull’orrido della Villa Gregoriana, e infatti nel suo saggio sono presenti soltanto i pur preziosi disegni eseguiti da Dance. Ora, grazie a un teleobiettivo molto lungo, messo su cavalletto sul lato opposto dell’orrido, alla stessa quota dell’iscrizione, sono riuscito a fotografarla senza apprezzabili distorsioni.

Tale foto, grazie alla gentile concessione del FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano che gestisce la Villa per conto del Demanio, è ora pubblicata nella nuova ristampa de “Il nuovo Caratteri e comunicazione visiva”.

Convivere nella diversità

venerdì, Aprile 18th, 2014

Lapide quadrilingue, 1149. Palermo, Museo della Zisa. Foto di Fabrizio M. Rossi, © 2014.

Amo le parole: la loro forma, il significato, la storia, il loro suono. Cosí il termine “tolleranza”, per dire un’attitudine necessaria alla coesistenza, non mi è mai piaciuto: mi suona come “sopportazione”, come qualcosa che si fa, sí, ma controvoglia, perché proprio vi si è costretti. Trovo molto piú bello e opportuno il termine “convivenza”: vivere insieme.

Nel mio recente bel viaggio di lavoro (e di piacere) a Palermo ho avuto la sorte di vedere, per la prima volta da vicino e con grande emozione, una celebre testimonianza di convivenza tra culture diverse.

Di che cosa si tratta? È una lapide del 1149 conservata nel museo della Zisa, ma proveniente dalla chiesa di San Michele Arcangelo. Quasi un quadrato di una quarantina di centimetri per lato, in marmo bianco, con begli inserti in opus sectile al centro e ai due angoli superiori, multicolori: porfido rosso, serpentino verde di breccia, marmo bianco e tessere di vetro color oro, rosso e giallo.

Quel che più sorprende, al di là della bellezza della forma e della decorazione, è la presenza di un’iscrizione in ben quattro scritture diverse: ebraico in alto, latino a sinistra, greco bizantino a destra e arabo in basso. L’iscrizione ricorda la morte di Anna (madre di Grisanto, chierico di Ruggero II), la sua prima sepoltura nella cattedrale di Palermo nel 1148 e la sua traslazione, l’anno successivo, nella cappella funeraria fatta edificare dal figlio in San Michele.

Ruggero II, re normanno; il XII secolo a Palermo: è il tempo in cui nella capitale siciliana vengono edificati alcuni eccezionali monumenti da maestranze siciliane, arabe e greco bizantine.

L’iscrizione riporta i differenti sistemi di datazione in uso nelle quattro diverse comunità e contiene una benedizione per chi legge. Per convivere nella diversità.

Palermo è anche questo.

Buone feste a tutti.

Fabrizio M. Rossi